03 Giu Once in a lifetime: Harry Beck
Il 4 giugno 1902 nasce a Leyton, Londra, Harry Charles Beck, di professione disegnatore tecnico. Per buona parte della sua giovane esistenza Harry aveva coltivato un sogno, realizzare, cioè, qualcosa che migliorasse concretamente la qualità della vita delle persone. La sua era una sorta di vocazione che, per quanto tentasse di reprimere, era destinata ad emergere. Perché Harry era uno spirito vitale e intraprendente, curioso e lucido. In un altro mondo sarebbe sicuramente diventato un grande esploratore, perché Harry cercava sempre un punto di vista altro, diverso e alternativo, e non aveva mai paura di proporre le sue idee anche quando venivano respinte. Per fortuna, Harry non si scoraggiò mai.
Un uomo di chiari schemi
Dopo gli studi aveva preso a disegnare impianti elettrici. Era un mestiere in cui serviva grande chiarezza e schematicità. Bisognava semplificare, ridurre la complessità in linee, punti, intervalli e interruttori. Aveva trovato lavoro presso il London Underground Signals Office. Il suo era un ufficio importante da cui dipendeva il corretto funzionamento del dedalo di treni della metropolitana londinese. Aveva il compito di progettare e disegnare lo sviluppo delle reti elettriche e dei pannelli di segnalazione, e, nei ruggenti anni Trenta, quello era il massimo che poteva regalare il progresso. Ma Beck aveva un’anima inquieta, sempre in movimento. Scorgeva le soluzioni in netto anticipo rispetto ai colleghi. Harry era un innovatore. Pensava e metteva in pratica soluzioni semplici per problemi complessi, e lo faceva con estrema naturalezza e umiltà, senza alcuna enfasi.
Una brillante idea
L’idea gli era venuta proprio guardando i suoi disegni. Al loro cospetto, le cartine della metropolitana sembravano infatti troppo complicate da leggere. Forse era anche questo il motivo per cui i suoi concittadini stentavano a servirsi del servizio. Si era allora chiesto come fosse possibile dare una diversa rappresentazione grafica ai tratti ferroviari ed al succedersi delle fermate. Oltre a risultare ostiche e complesse, le carte appese ai muri del suo ufficio presentavano notevoli problemi di scala ed avevano un clamoroso difetto: il punto di vista. Quelle cartine prendevano, infatti, a riferimento il mondo della superficie, i rilievi urbanistici, le piazze, le strade, i palazzi ignorando invece del tutto la dimensione soggettiva di chi scendeva quotidianamente le scale e si infilava nel buio dei tunnel per salire sulle carrozze. Le mappe esistenti si legavano solo alla dimensione topografica del territorio e non descrivevano quindi con sufficiente chiarezza le stazioni che finivano per essere indicate confusamente l’una a ridosso dell’altra.
Un punto di vista innovativo
Beck cambia il punto di vista. Harry osserva ogni giorno la gente che affolla la metropolitana. Comprende che ai passeggeri non interessano le strade di Londra e i loro incroci, bensì, piuttosto, come si possa raggiungere una stazione cambiando linea o mezzo. Disegna così un diagramma che assomiglia alle sue mappe elettriche, un intreccio chiaro e schematico di rette, orizzontali, verticali o a quarantacinque gradi, che vanno in direzioni opposte e che si incrociano. Per rendere il tutto ancora più intellegibile abbina ogni linea a un colore diverso. Beck privilegia le informazioni più rilevanti: non rispetta le distanze, non segue le arterie e le direttrici di superficie e si prende numerose licenze. Ingrandisce la parte centrale, quella più usata dai passeggeri, per fare spazio a tutte le fermate, e comprime, invece, quella periferica per far rientrare l’intero sviluppo della rete nel perimetro di un’unica superficie grafica, con l’inedita possibilità di essere stampata in formato ridotto, magari anche tascabile. La sua mappa lineare ha un pregio fantastico. Si legge con un solo colpo d’occhio e si interpreta con estrema facilità, soprattutto quando la si appende alle pareti.
Ostinato e visionario
Recupera così un po’ di coraggio e va a proporre quello schema al suo “boss”, a mister Frank Pick. E’ il 1931. Londra è già un enorme agglomerato urbano e ogni idea per incentivare il ricorso alla metropolitana rendendo finalmente funzionale ed efficace il sistema di treni sotterranei è presa nella massima considerazione. Ma quella di Beck è un’idea troppo bislacca e audace. Come si fa a orientarsi in quel dedalo di gallerie con uno schema così rozzo e crudo? Londra non è un circuito elettrico. La sua proposta viene così respinta. Ma Beck, il cui talento visionario era pari almeno alla sua ostinazione, insiste. Torna alla carica l’anno successivo affinando maggiormente la griglia. Spiega a mister Pick che quello sotterraneo è un mondo a se stante. Questa volta gli danno credito. Il board decide di fare una prova per valutare la risposta dell’utenza.
Un’icona della modernità
La stampano in 500 copie che finiscono immediatamente esaurite. La voce si sparge e i passeggeri chiedono copia di quella comoda meraviglia tascabile. Nel giro dei successivi mesi la Tube ne tira altri 700.000 esemplari. I viaggiatori si dimostrano immediatamente ricettivi. Il diagramma di Beck diventa famoso in tutto il mondo e viene usato a riferimento da tutte le altre metropolitane del mondo. La sua griglia cambia totalmente la percezione degli spazi urbani e incentiva il ricorso ai mezzi della mobilità sotterranea. Le distanze vengono azzerate e gli spostamenti misurati non più in chilometri ma in minuti. Harry si può dire contento. La sua idea, partorita nel buio antro del suo ufficio, cammina ormai sulle gambe dei suoi concittadini. Ma la “sua” mappa diventa, in breve tempo, quella della Tube londinese. Il suo nome scompare così dalle stampe e finisce nell’oblio, da cui un attento cronista lo recupera solo sul finire degli anni Novanta. Harry tenta anche di rivendicarne legalmente la paternità, ma alla fine desiste. Quell’idea così portentosa diventa una sorta di condanna che lo trascina in un cupo e ossessivo vortice di recriminazioni. La sua mappa, nel frattempo, diventa un’icona di stile e design nonché il simbolo più riconoscibile della città, ma Harry non ha modo di beneficiare della gratitudine popolare. Si spegne in silenzio nel 1973, lontano dai clamori dei riflettori e dalle affollate pensiline cariche di pendolari che ogni giorno scendono le scale della metro scorrendo comodamente sulla sua mappa le tappe e la destinazione finale del loro spostamento.