20 Giu Once in a lifetime: Pipilotti Rist
Il 21 giugno 1962 nasce a Grabs, in Svizzera, Elisabeth Charlotte Rist, di professione videoartista. Il suo nome racconta la decisiva influenza della televisione. Perché invece di Lotti, soprannome regalatogli da mamma e papà, gli amici presero a chiamarla Pipi per via dei lunghi pomeriggi passati davanti alla televisione a ridere e sognare con le gesta libertarie di una stravagante ragazzina dai capelli rossi. Pippilotta Viktualia Rullgardina Succiamenta Efraisilla Calzelunghe non era solo uno straordinario personaggio di fantasia. Per la giovanissima Elisabeth divenne una sorta di musa ispiratrice. I tratti ribelli, selvaggi e creativi di quella eroina abiteranno infatti tutte le giovani inquietudini di Elisabeth, che, da adulta, sfiderà schemi rigidi, tabù, pregiudizi e la superficialità utilizzando le armi del talento e dell’intelligenza, dell’ironia e di un graffiante e iconoclastico nonsense.
Un’arte delicata
L’impronta visionaria e onirica di quel fortunato serial televisivo racconta tutta la sua delicata arte, il “tenero teppismo” con cui l’artista svizzera indaga ogni grado di suggestione emotiva. I suoi video e le sue installazioni multimediali sono infatti la proiezione espressiva di una dimensione interiore, fatta di desideri ed emozioni, a cui si accede solo se ci si lascia trasportare dai sensi e dalla visione, dal colore e dai contenuti ipnotici, sensuali e impalpabili. I suoi lavori presidiano il confine ambiguo e sottile che separa il sogno dalla realtà in un continuum di musica ed elementi scultorei, performance art e poesia. Nelle sue mirabili installazioni la visione diventa così puro ritmo battente scandito da scale cromatiche, lunghi piani dettaglio e colori accesi, come il verde o il rosso scarlatto, principale e affezionato feticcio.
Un punto di vista singolare e unico
Il suo è un punto di vista singolare e curioso che cita buona parte dell’arte contemporanea, la pop culture e le tensioni letterarie, mescolando ingredienti distanti e scavando nell’alone di ricordi bambini fatti di raziocinio e sensualità. L’universo ribelle evocato dal soprannome è un punto fermo di tutti i suoi viaggi visivi; un approdo lontano e incantato, un filtro velato spesso di malinconia che ci fa vedere il nostro attuale mondo quale dovrebbe o vorrebbe essere, attraverso la purezza di una fiaba o di un racconto, evicando le fantasmagoriche peripezie del Gulliver di Swift o la natura selvaggia del Corsaro Nero di Emilio Salgari. “Ho deciso che il mio lavoro doveva dare speranza”, spiega Elisabeth, “pur senza ignorare il dolore, la malinconia e la paura. Ho deciso che le mie opere dovevano dare un senso di sollievo e leggerezza, una sorta di fuga in avanti in forma di rituale.”
Alla ricerca di emotività, significato e spiritualità
Tutte le opere della Rist sembrano lavorare all’interno di questi registri, nel tentativo di recuperare emotività, significato e spiritualità alla dimensione del corpo. Il suo eden è quasi sempre femminile, lirico e coinvolgente. La sua è una scelta precisa. “Le donne hanno fatto grandi passi avanti, ma l’immaginario che dovrebbe accompagnare questi processi ancora non c’è.” Tocca quindi a lei cercare di colmare e occupare quella distanza che ovunque, nel mondo del lavoro, della società e della cultura come pure anche dell’arte e della letteratura, rimane enorme. Elisabeth lo fa con intelligenza e determinazione, con furbizia e originalità, senza mai scendere nell’ovvio e nel banale.
Modernità radicale e alternativa
La sua arte combatte apertamente tutti i cliché di genere senza scomodare astrattismi concettuali o ardite architetture di pensiero. I suoi video giocano con la sorpresa e la rottura dei codici espressivi tornando spesso ai temi forti della memoria corporea e dell’escapismo adolescenziale, dell’inconscio percettivo e delle sue derive emozionali. Elisabeth è un’artista completa, sensibile, moderna, radicale e alternativa. Le sue videocreazioni affascinano, turbano e rapiscono grazie ad una potente miscela di ritmo e poesia e ad un utilizzo sottilmente sovversivo di camera e montaggio, che assicurano sempre esperienze di grande impatto, creative, audaci e folgoranti. Con le sue installazioni visive, Pipilotti ci ricorda tutta la straordinaria grandezza dell’arte contemporanea e le sue smisurate potenzialità comunicative. «Ho sempre considerato il video come il più meraviglioso contenitore delle mie paure, dei miei desideri, del mio subconscio. Per questo non ho mai capito perché queste immagini devono avere confini precisi. Quando chiudo gli occhi la mia immaginazione vaga libera. Allo stesso modo voglio creare una videoarte senza limiti. E scoprire nuovi modi di immaginare il mondo, sia esterno che interiore»