11 Gen Once in a lifetime: Arnoldo Foà
L’11 gennaio 2014 muore a Roma Arnoldo Foà, di professione attore, regista, doppiatore e scrittore. Foà è stato molto più di un grande attore di teatro. Di certo non ha mai frequentato il salotto esclusivo di tanti altri colleghi né è mai appartenuto alla mediocrità di prevedibili cartelloni artistici. Quello di Arnoldo era piuttosto un teatro coraggioso, antico ed essenziale, coerente con i tempi, realizzato e quotidiano, appassionato e urgente almeno quanto gli affanni e le tensioni di tutti i giorni.
Ben più del teatro, ben più della parola.
Foà è andato ben oltre i limiti imposti da canoni e stili. Le singolari vicende della sua esistenza talvolta lo hanno spinto in territori critici e non del tutto usuali, ma lui è sempre riuscito a trovare la strada, a crescere ed a sperimentare nuove dimensioni espressive. Il suo percorso è stato lo stesso dei più grandi, di chi ha maneggiato l’arte, la creatività, la cultura, l’impegno, il coraggio, la sete di sapere e il cambiamento con estrema naturalezza senza mai darlo troppo a vedere. Arnoldo ha attraversato tutte le arti espressive con la voce e la parola. Lo ha fatto con sagacia e impertinenza, rimanendo sempre se stesso, obbedendo alla smania di verità e alla passione civile. Questa sua grande adattabilità lo ha infine premiato facendone, grazie soprattutto alla diffusione di cinema e televisione, uno dei volti più noti del Novecento.
Un destino complesso.
Arnoldo veniva da anni fragili e tragici. Era cresciuto in un mondo in grande cambiamento. Tra tante altre cose aveva conosciuto la dittatura e lo scempio delle leggi razziali, a causa delle quali dovette abbandonare studi e lavoro ma, per fortuna, non la sua passione. Con il carattere che si ritrovava non l’avrebbe mai data vinta a nessuno. Così resistette. Non scappò né si rinchiuse in casa. Si diede semplicemente un’altra identità. Perché il suo mestiere era recitare e così fece anche nella vta di tutti i giorni. Sotto mentite spoglie, frequentando un’umanità randagia e clandestina, prese a recitare girando l’Italia con diverse compagnie teatrali. Arnoldo era tra i giovani più talentuosi e così finiva per rivestire spesso i panni del sostituto, di quello, cioè, sempre pronto ad andare in scena per rimpiazzare malattie, incerti o esitazioni. Fare da “ruota di scorta” in teatro è un mestiere complesso e difficile, appannaggio in genere del più esperto senza contratto. Bisogna avere pazienza, abnegazione, abilità e prontezza quanto e più di tutti gli altri colleghi, oltre ovviamente a possedere la grande capacità di padroneggiare alla perfezione tutte le parti di un’opera. Sarà una formidabile gavetta e, di tutto quello sfoggio di coraggio e talento, alla fine, il destino si mostrerà riconoscente. Quando la penisola diventa un campo di battaglia, Foà ripara a Napoli in attesa di qualche raggio di sole e di buone notizie. Per un bizzarro scherzo della sorte, sarà proprio lui a diffonderle per conto degli Alleati dai microfoni di un’improvvisato studio radiofonico. Arnoldo diventa infatti lo speaker ufficiale della Radio di Liberazione. Sarà sua la voce profonda e solenne che l’8 settembre 1943 annuncerà all’Italia l’avvenuta firma dell’armistizio. Alla fine delle ostilità, Arnoldo tornerà al palcoscenico e la sua carriera prenderà finalmente un buon sentiero. Verrà applaudito e apprezzato da molti celebri registi come Visconti, Ronconi e Strehler. Foà diventerà un volto noto del cinema e della televisione. Reciterà in più di cento pellicole divenendo il protagonista di epocali sceneggiati come “La Freccia Nera”, “L’isola del tesoro”, “David Copperfield” e “I racconti di padre Brown” entrando così in ogni casa per catturare la fantasia dei più giovani.
Una voce incredibile.
Ancora più di un fiero e caustico ghigno, la voce era la sua arma più importante. Grazie a quell’inconfondibile timbro caldo e muschioso, Arnoldo regalò profondità, passione e liricità a centinaia di attori ed a molte star di Hollywood, da Anthony Quinn a Kirk Douglas. Foà ne divenne di fatto un ispirato alter ego. Con quella voce avventurosa, almeno quanto la sua vita, trasportò magicamente il pubblico italiano laddove il copione suggeriva, nei castelli di Fiandra o nella Foresta di Tunstall, tra i ghiacci polari o al timone di qualche brigantino pirata nel Mar dei Sargassi. Nonostante un’ampia produzione, una lunghissima carriera, centinaia di film, sceneggiati televisivi e opere teatrali, Foà è sempre riuscito a tenere a distanza le lusinghe del tempo. In tutta la sua lunga traiettoria Arnoldo non è mai caduto nella trappola di recitare se stesso, non ha cercato scorciatoie né è venuto a patti con le solite esigenze di copione rimanendo, fino all’ultimo fiato, uno spirito libero e ironico, intelligente e acuto, tagliente e beffardo, brillantemente scomodo e vitale.
Un uomo sincero e profondo.
Sino all’ultimo dei suoi giorni Arnoldo è rimasto un uomo sincero e di profondi valori, innamorato dell’esistenza e capace di trasmettere emozioni e ideali. «Ho fatto l’attore per vedere il mondo. Ho desiderato sempre di essere amato; non riverito, encomiato, rispettato. Perché in fondo mi piacciono più i sorrisi amichevoli delle congratulazioni»