13 Apr Once in a lifetime: Gillo Dorfles
Il 12 aprile 1910 nasceva a Trieste Angelo Dorfles, di professione critico d’arte, pittore e saggista. Se è esistita un’anima in grado di narrare tutto il tortuoso percorso evolutivo delle arti applicate nel corso del Novecento, è stata quella di Gillo Dorfles. Angelo, goriziano per parte di padre e genovese per quella di madre, ha infatti dato al termine “intellettuale” pieno significato ancorandone la funzione alle necessità del quotidiano, alla ricerca continua, al coraggio, al rigore e all’intelligenza. Per questo, Dorfles è diventato il più lucido cronista di un secolo di estetica.
Una bussola per il futuro
I suoi studi sulle arti pittoriche e architettoniche ne hanno fatto non solo un maestro dell’indagine critica. Per molti colleghi Gillo è diventato una sorta di bussola grazie a cui orientarsi tra i molteplici risvolti sociali e antropologici dei grandi cambiamenti che hanno solcato la società dei consumi dal dopoguerra ad oggi. Dorfles ha infatti parlato prima di altri il linguaggio della contemporaneità intuendo che il futuro avrebbe mescolato espressioni e attitudini diverse, distanti se non addirittura divergenti. Gillo ha compreso l’importanza di quel passaggio in netto anticipo sui tempi. Il suo interesse si è così concentrato sui meccanismi di formazione dei gusti e delle tendenze legate alla moda, alla comunicazione di massa e alle relazioni sociali. Dorfles ha rappresentato a pieno titolo la modernità. Ne ha parlato il linguaggio più autentico cogliendone gli aspetti nascosti e contradddittori e celebrandone lo spirito a dispetto di limiti e preconcetti. Alle cose ha sempre chiesto utilità e bellezza. Queste qualità le ha rintracciate soprattutto nelle trame più inquiete e nei passaggi più critici, figli di disagio e coraggio, intraprendenza e libertà.
Serietà e leggerezza
Dorfles ha insegnato al suo mondo a prendere le cose per quello che possono dare, senza farsi condizionare da vezzi, scuole e accademie, discernendo quindi sempre la sostanza. I suoi lavori e le sue riflessioni hanno stimolato molte generazioni spingendole ad osservare il mondo da punti di vista inediti con serietà e leggerezza, qualità che aveva preso a prestito da “giganti” del pensiero come Calvino e Pasolini. In tutti i suoi lavori Gillo non si è mai rassegnato ad un pensiero unico e omologato, non si è mai arreso al fatto compiuto e non ha permesso a nessuno di rinchiudere l’espressione creativa tra stretti perimetri o codici precisi. E’ così che la sua articolata visione ha portato in evidenza i legami profondi che scorrono tra categorie e discipline diverse, dall’artigianato materiale alle arti visive, dal design all’architettura e alla poesia.
Un maestro di spazio e bellezza
Nell’immaginario estetico di Dorfles grafica, tipografia, pittura, comunicazione e pubblicità hanno così trovato una nuova identità. Questa loro natura si è legata a una visione creativa dalle profonde radici culturali e industriali. Per Dorfles il design è rimasto, infatti, un’arte applicata che non si ferma mai alla gradevolezza esteriore dovendo invece sempre rispondere alla funzionalità di un quotidiano reale fatto di scopi materiali, ben lontani da esercizi stilistici. Grazie alla sua colta analisi, il design, sdoganato dal rango di disciplina minore, ha così finito per assumere una posizione centrale nel campo espressivo.
Anima libera e controcorrente
Gillo, che è purtroppo scomparso solo qualche mese fa, è rimasto sempre un protagonista di queste idee, un’anima libera e controcorrente incapace di invecchiare e rassegnarsi, un ostinato guardiano preoccupato dal rischio che l’esaltazione di canoni e una concezione elitaria dell’arte finiscano per favorire la “diseducazione” del pubblico alimentando il distacco tra espressività e gusti personali. Intellettuale elegante, anticonformista e fuori dagli schemi, Dorfles ha dedicato la sua intera vita a tenere a distanza la banalità raccontando la deriva del kitsch e l’annoiata assuefazione di una società condannata a subire un’inarrestabile moltiplicazione di oggetti, informazioni e sollecitazioni sensoriali in un “pieno” omnipervasivo e asfissiante. E’ così che ci ha regalato le chiavi per comprendere non solo il passato ma anche il prossimo futuro.