02 Mar Once in a lifetime: Herbert Chapman
Il 19 gennaio 1878 nasce a Kiveton Park, piccolo centro minerario vicino a Sheffield, Herbert Chapman, di professione ingegnere, calciatore e, soprattutto, allenatore. A Chapman, alle sue idee, alla sua innovativa visione tattica si deve il calcio moderno. Con i successi raccolti alla guida di Huddersfield e Arsenal nel decennio a cavallo tra anni venti e trenta, nasce l’idea che il football non sia solo espressione fisica ma anche una questione di organizzazione, pensiero e osservazione. La sua creatura tattica si chiama “Sistema” e porrà le basi per lo sviluppo di tutti moduli tattici del secolo seguente. Ma, prima ancora delle sue intuizioni tecniche, Chapman ha avuto il merito di inventare la figura dell’allenatore professionista, del manager pronto a misurarsi con nuove tecniche di allenamento, programmazione e tabelle. E questo risulta tanto più singolare perchè Herbert, che aveva una laurea in ingegneria mineraria in tasca, aveva sin lì guardato al calcio solo come ad un hobby o quantomeno ad un seconda redditizia attività. Chapman è uomo del dialogo: ha rapporti stretti con i suoi giocatori, con loro discute e prepara le partite, li motiva, li sprona, ragiona su come migliorare il gioco e soprattutto, pregio straordinario, li ascolta facendo tesoro dei loro suggerimenti. L’innovativo modulo WM nasce così, nel corso di una riunione settimanale dopo una brutta sconfitta rimediata a Newcastle per sette a zero. Quel calcio era ben diverso dall’attuale, a partire dalle regole. Vi erano state discussioni e proteste sull’applicazione della regola dell’offside che risultava all’epoca particolarmente restrittiva: le partite finivano a reti inviolate e la gente cominciava ad annoiarsi. Così, a furor di popolo, la federazione decise di cambiare il regolamento e il calcio tornò magicamente a farsi offensivo con punteggi rocamboleschi. Chapman non ne era soddisfatto. Per lui il calcio doveva essere ordine ed equilibrio. Fu il suo difensore centrale, Charlie Buchan, a suggerirgli di arretrare un mediano tra i due difensori per trovarsi così in vantaggio numerico sulle punte avversarie. Nasce così il 3-2-2-3 con tre difensori in marcatura, due laterali e uno stopper centrale, un quadrilatero di centrocampo con ruoli diversi e una linea di tre attaccanti. Il calcio di Chapman innova tutti i vecchi principi e i moduli piramidali, mette ordine nel gioco ma soprattutto scommette sulla profondità e sulla verticalizzazione. Il “sistema” cambierà faccia al calcio proiettandolo nella modernità, ma non fu l’unico contributo di Chapman. Sir Herbert fu il primo ad apporre i numeri sulle maglie dei giocatori, il primo a pensare agli impianti di illuminazione, il primo a imporre di disegnare una mezzaluna davanti all’area di rigore per tenere a distanza gli avversari. Riuscì addirittura a convincere le autorità di cambiare il nome della fermata di Gillespie Road della metropolitana in “Arsenal” come lancio pubblicitario per la sua squadra. Ma, su tutto, Chapman fu il primo a comprendere che il calcio era un’espressione collettiva, un gioco di squadra che doveva tenere assieme acume tattico, ordine, disciplina ed una buona dose di creatività.