02 Mar Once in a lifetime: Matthias Sindelar
Il 10 febbraio 1903 nasce a Kozlov, in Moravia, Matthias Sindelar, di professione calciatore. Quella di Matthias è al contempo una storia esaltante e crudele e coincide con un rifiuto clamoroso e plateale, quello di fare il saluto nazista ai gerarchi riuniti allo stadio per celebrare l’avvenuto Anschluss dell’Austria al Reich tedesco, un rifiuto che purtroppo pagherà con la vita. Sindelar era uno dei più agili e veloci centravanti dell’epoca. Lo chiamano “Cartavelina” tanto è magro e fragile, ma Matthias è uno che va in rete in continuazione: ama segnare in acrobazia dalle posizioni più incredibili, è rapidissimo nel dribbling ed incontenibile in velocità. Chi lo affronta soffre, si dispera e alla fine nulla può se non metterlo al tappeto. Sindelar è la punta di diamante dell’Austria Vienna e del Wunderteam di Hugo Meisl che mette in riga a suon di gol tutte le nazionali dell’epoca. Sembra avviato ad una straordinaria carriera senza fine. Poi purtroppo arriva la tragica annessione alla Germania. Per celebrarla degnamente il 3 aprile 1938 i vertici nazisti organizzano al Prater un incontro tra la nazionale del Reich e quella austriaca. Sarà l’ultima del Wunderteam i cui campioni dovranno poi confluire nella squadra tedesca in tempo per gli imminenti mondiali francesi. E’ partita vera. L’equilibrio si spezza solo nel secondo tempo. Sindelar va in rete al 70°, il suo fraterno amico Karl Sesta “Schasti” raddoppia nel finale: l’Austria, in maglia rossa, batte i bianchi di Sepp Herberger per 2-0 in uno stadio gremito di pubblico e di gioia. Ma i gerarchi hanno studiato un protocollo simbolico conclusivo per l’Anschlusspiel e i calciatori devono salutare nuovamente dal campo le autorità tedesche presenti in tribuna. Tutti i calciatori austriaci fecero il saluto nazista ad eccezione di Sindelar e Sesta, gli autori dei gol, che peraltro rifiuteranno inoltre di vestire la maglia tedesca ai Mondiali. Il mal di pancia dei gerarchi è notevole. Piovono pressioni e velate minacce ma Matthias tiene duro. Anzi annuncia polemicamente il proprio ritiro dal calcio. Goebbels manda messaggi assai poco rassicuranti, la Gestapo lo convoca. Alla fine va in Francia ma senza giocare nemmeno una partita. La Germania perde la semifinale con la Svizzera e Sindelar decide comunque di andare ad assistere alla finale di Parigi con la sua ragazza Camilla Castagnola. Al suo ingresso nella tribuna il pubblico francese si alza in piedi e intona la Marsigliese. Sindelar è ormai diventato un simbolo della lotta al regime nazista, ed anche per questo decide di non fuggire ma rientrare nel suo paese, costi quel che costi. Il 23 gennaio 1939 il suo corpo e quello di sua moglie verranno ritrovati nel suo appartamento dalla Gestapo che parlerà di morte ovviamente accidentale dovuta ad una fuga di gas. La cosa viene velocemente insabbiata ma al funerale partecipano più di quantamila persone. Sindelar rimane un mito non solo per i suoi eleganti ed agili gol ma anche e soprattutto per il coraggio di aver tenuto fede fino in fondo alle proprie scelte senza scendere a patti con l’arroganza del potere, la prepotenza e la paura. Questo è già di per sè sufficiente per inserire il suo nome nel gotha dei più grandi.